La relatività secondo Mariastella

I neutrini viaggiano più veloci della luce. Ci siamo svegliati con questa notizia, venerdì scorso. Ma la relatività, data per spacciata con la scoperta che ha cambiato il panorama scientifico mondiale, è viva più che mai. Abita a Roma, in viale Trastevere. La sede centrale del Miur.

La relatività ha la fisionomia di una ministra che ha raggiunto in brevissimo tempo un record assoluto: non esiste uno studente, dalla prima elementare all’università, che non sappia individuarla da lontano, che non sappia dire il suo nome. Mariastellagelmini. Così, tutto di un fiato.

Non ci credete? Cercate nella memoria i ministri che hanno accompagnato la vostra vita da studenti: quanti ne ricordate? Poi chiedete ai vostri figli, ai vostri nipoti, chi è la Gelmini. E subitevi anche voi, com’è successo a me, quello sguardo di compassione del genere “come puoi non saperlo?”, accompagnato dalla risposta esatta.

La relatività, dunque. Che esista, che sia viva e vegeta, ce l’ha detto proprio Mariastella, quando ha innocentemente ammesso, con una punta di orgoglio, che il tunnel costruito tra il Cern e i Laboratori del Gran Sasso, secondo la “scienziata” servito a fare la scoperta del secolo, gode anche del contributo finanziario italiano. Ben 45 milioni di euro per una presunta galleria di settecentotrenta chilometri. Milione più, milione meno, la stessa cifra che lo stato italiano paga per mezzo chilometro di alta velocità ferroviaria.

La relatività è tornata ancora più solida ventiquattro ore dopo, con la replica della ministra alla gaffe: «Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, non può essere per nessuna ragione inteso come un tunnel che collega materialmente Ginevra con il Gran Sasso. Questo è di facile intuizione per tutti». O quasi.

La relatività, sempre la scorsa settimana, ha accompagnato in Kazakistan, ad Alma-Ata, la squadra italiana che parteciperà alle XVI Olimpiadi Internazionali di Astronomia. Niente a che vedere con sport ai limiti: le nostre stelle si cimenteranno nella lunga gara scientifica che terminerà domani, 30 settembre. Sei ragazzi di cui quasi nessuno ha parlato. Roberto Ribatti, 16 anni, pugliese. Edoardo Altamura e Renato Desideri, 15 anni, marchigiani. E Roberta Tripodi, 14 anni, Andrea Malara, 17 anni, Gabriele Benedetto, 16 anni, reggini. La metà esatta della squadra italiana arriva dal Sud del Sud Italia, studia in quella Calabria che è agli ultimi posti in tanti, tantissimi settori, ma coltiva eccellenze nel silenzio.

Certamente avrebbero compreso l’importanza della scoperta divulgata proprio la settimana in cui devono dimostrare le proprie conoscenze astronomiche. Certamente non hanno problemi a comprendere che il tunnel di cui ha parlato la Gelmini è molto buio e molto profondo. E se si continuerà a costruire sullo stesso progetto di parole svuotate di ogni significato, messo in atto in questi ultimi anni, non finirà mai. Non collega il Cern ai Lngs, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso: il tunnel ministeriale è fatto di tagli, di miopia, di pressapochismo. È fatto dello stesso materiale con cui si è costruita la deriva della politica, la stessa che ha consegnato nelle mani di tanta ministra la firma per le nomine dei presidenti degli enti nazionali di ricerca. Dopo un’attenta e precisa valutazione dei curricola. Dentro o fuori dal tunnel?

È di Einstein anche un’altra verità: «Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana. E non sono sicuro della prima». (il futurista nr 18)

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